TERAMO – «Giù le mani dalle Virtù». Il piatto tipico scatena la querelle tra i ristoratori teramani e il Comune di Tortoreto, “reo” di aver organizzato, dal primo al 5 maggio, la sagra delle «Virtù e tipicità in terra d’Abruzzo». Tanto è bastato per far saltare su tutte le furie i componenti dell’associazione Art, capitanati dal presidente Marcello Schillaci, che hanno trasformato il piatto addirittura in un marchio brevettato, riconosciuto persino dal Ministero dell’Ambiente e delle Politiche forestali. «Se esiste un piatto che non può essere proposto ad una sagra è proprio questo – afferma Schillaci -. Gli ingredienti delle virtù vanno scelti e raccolti con cura giorni prima, vanno poi cotti a parte, altrimenti si tratterebbe solo di un minestrone un po’ più elaborato, e vanno presentate in un certo modo: noi abbiamo messo a punto, con l’aiuto di storici, nutrizionisti ed esperti enogastronomici, un rigido disciplinare a cui tutti i componenti della nostra associazione si attengono, non possiamo vedere vanificati i nostri sforzi da queste iniziative che fanno solo cattiva pubblicità al prodotto». I ristoratori, scesi sul piede di guerra, hanno però apprezzato le parole distensive del sindaco di Tortoreto, che ha teso loro un ramoscello d’ulivo ammettendo: «pensavamo di fare una cosa gradita, ma forse abbiamo sbagliato».